La Contessa di Castiglione, la "vulva d'oro" che unificò l'Italia
Subito
dopo la sua morte, avvenuta in Francia il 28 novembre del 1898, la polizia
italiana, le autorità e i servizi segreti bruciarono tutte le lettere e i
documenti a lei inviati dalle massime personalità del tempo con le quali era
entrata in contatto: re, politici, papi e banchieri.
Virginia
Oldoini nacque a Firenze il 23 marzo del 1837 dal marchese spezzino Filippo
Oldoini e dalla nobile fiorentina Isabella Lamporecchi. Grazie al matrimonio
che contrasse all’età di sedici anni con Francesco Verasis, conte di
Castiglione e cugino di Cavour, “benevolmente” venne introdotta presso la corte
dei Savoia, destreggiandosi con superba intelligenza nelle alcove del re
Vittorio Emanuele II, del banchiere Rothschild, dei fratelli Doria e quella di
Costantino Nigra, ambasciatore sabaudo presso la corte di Napoleone III.
Era
molto ambiziosa e voleva passare alla Storia, servendosi di mezzi e
comportamenti spregiudicatamente utilitari, astuti e privi di scrupoli, cosa
che il primo Ministro, conte di Cavour, notò subito.
In
vista di una futura alleanza franco piemontese atta a liberare il Lombardo
Veneto dalla dominazione austriaca, suo cugino, il primo ministro sabaudo,
pensò bene di inviarla alla corte di Napoleone III, diffidente nei confronti
dei Savoia, con l’intento di addolcirlo. Cavour prima della partenza le disse:
“Usate tutti i mezzi che vi pare, ma riuscite”.
Fu
così che nel gennaio del 1856 la contessa di Castiglione e l’ignaro marito partirono
per la corte di Versailles. Lì ben presto la contessa divenne amante dell’imperatore
francese entrando nelle sue grazie e, sicuramente, influenzando e addolcendo la
sua politica estera nei confronti del Piemonte. Era molto odiata dalla moglie
di Napoleone III, la spagnola Eugenia di Montjio che la contessa considerava: “Per nascita eguale, per bellezza la supero,
per intelligenza la guidico”.
Ostentava
la sua bellezza così come il suo potere e la sua superbia.
La
moglie dell’imperatore organizzò un agguato all’imperatore mentre si recava ad
uno degli appuntamenti con la Castiglione e ben presto scoppiò lo scandalo
condizione che la costrinse nel 1857 ad abbandonare Parigi.
Nel
periodo in cui soggiornò a Parigi come amante di Napoleone III raggiunse gli
scopi consigliati da Cavour? Il governo
italiano e francese hanno sempre cercato di nascondere o almeno sminuire la sua
influenza sull’imperatore francese, tuttavia l’alleanza si strinse e la guerra
franco piemontese obbligò gli austriaci a cedere il Lombardo Veneto ai sabaudi.
Se pensiamo che le sue lettere intime furono bruciate appena qualche giorno
dopo la sua morte, non è difficile ritenere che ebbe un ruolo di spicco nella
vicenda. Seppur fuori da ogni ruolo dopo la morte del cugino Cavour ebbe sempre
a dire con ostentazione “Io ho fatto l’Italia!”
La storia d'Italia sarebbe stata
quella che fu anche senza la Castiglione?
Urbano Rattazzi, presidente del consiglio
dei ministri e ministro degli esteri del regno d’Italia nel 1862, senza
scrupoli di galanteria, la definì: «La
vulva d'oro del Risorgimento».